In realtà, per gli eporediesi (nome degli abitanti di Ivrea) il carnevale inizia il 6 gennaio, quando avviene l’investitura del nuovo Generale e per la prima volta escono Pifferi e Tamburi, che rallegrano la città suonando la “canzon del carnevale”. Successivamente, nella terzultima domenica prima della tanto attesa battaglia si svolgono le fagiolate rionali, la cerimonia della “Prise du Drapeau”, durante la quale si ha la consegna del Libro dei Verbali dal Gran Cancelliere al suo Sostituto, e l’Alzata dei primi 5 Abbà, ovvero i giovani priori delle Parrocchie cittadine (San Grato, San Maurizio, Sant’Ulderico, San Lorenzo e San Salvatore) che alla fine del Settecento gestivano i cortei carnevaleschi della gioventù. Anticamente portavano in mano una picca con su infisso un pane, sostituito poi con l’arancia, simbolo della testa mozzata del tiranno, ucciso da Violetta, figlia di un mugnaio e soprannominata poi Vezzosa Mugnaia.
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La penultima domenica, invece, si ha la distribuzione dei fagioli grassi nei quattro rioni e la presentazione dei carri da getto, i cui aranceri rappresentano le forze militari del tiranno.
Nel pomeriggio vengono presentati gli altri 5 Abbà e infine si va tutti in Piazza di Città per il Corteo Storico e la Generala.
Forse non tutti lo sanno, ma esistono due tipologie di berretto frigio: quello indossato dalla Mugnaia e dal popolo, che si presenta come una lunga calza rossa, arrotolata da un lato e fermata con una spilla in argento con i simboli di pich e pala (ovvero il piccone e la pala usati durante la Zappata degli scarli, cerimonia del lunedì mattina che viene svolta dagli ultimi sposi dell’anno che scavano nel punto esatto in cui verrà innalzato lo scarlo), e quello indossato dal gruppo Pifferi e Tamburi e dagli Alfieri, che al contrario è più corto, tipico della tradizione francese.
Ah, ricordati che il berretto frigio è obbligatorio per tutti, turisti compresi! Non vorrai mica essere il bersaglio principale degli aranceri? Fidati che fanno sul serio e non si fanno scrupoli a tirare qualche arancia in più, soprattutto a chi non rispetta la loro tradizione.Ma perchè al Carnevale di Ivrea si tirano le arance?
Questa è una domanda che in molti si pongono, contando che le arance fanno davvero male. Lo sanno bene gli aranceri, ma anche tutti coloro che almeno una volta sono stati colpiti da questo agrume-arma. Durante i tre giorni di tiro nel caso migliore ci si fa un livido sul braccio o sulla gamba, mentre nel caso peggiore ci si rompe il naso o un labbro oppure si ha un occhio gonfio e viola che dura settimane.Qualcuno potrebbe dire “sono matti questi eporediesi”! Beh, in parte è vero, ma d’altronde è difficile capire e spiegare la passione e la difesa che hanno per il loro bizzarro carnevale.
All’origine della battaglia delle arance c’è la lotta del popolo contro i soprusi del potere: un primo esempio è dato dal fatto che i popolani eporediesi lanciavano in segno di disprezzo fuori dalla finestra i fagioli che ricevevano dai loro padroni feudatari.
Ma si dice anche che a metà dell’Ottocento le ragazze borghesi di Ivrea, per farsi notare dai ragazzi del corteo carnevalesco, si divertivano a lanciare dai balconi dapprima i fiori, i coriandoli e i confetti, e poi le arance. Impossibile non notare l’analogia con il festoso Carnevale di Nizza!La battaglia delle arance come la conosciamo oggi, ovvero come lotta degli aranceri a piedi contro quelli dei carri da getto si è affermata a partire dal 1947, anno di fondazione della prima e più antica squadra di aranceri: l’Asso di Picche.
Quel che tutti si chiedono è perché per la battaglia non sono stati introdotti altri oggetti da lanciare in modo da non farsi male seriamente, a maggior ragione poichè le arance non sono il frutto adatto per il clima e l’ambiente del Piemonte. A quanto pare gli eporediesi hanno scelto di tirare le arance durante il Carnevale perché il rosso del suo succo rappresenta al meglio il sangue che si è versato durante la ribellione del popolo, guidato dalla mugnaia, contro i marchesi del Monferrato e durante la distruzione del suo Castellazzo.Che il Carnevale di Ivrea sia uno dei carnevali più belli, curiosi e particolari del mondo è un dato di fatto e ogni anno attira migliaia di turisti da ogni parte del globo.
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Qualcuno ne rimane profondamente entusiasmato e divertito al punto da voler entrare nelle piazze e scoprire le emozioni che si provano durante la battaglia, qualcun altro invece prova disgusto e rivolge le critiche più disparate, come quella sullo spreco di arance.
In effetti parliamo di oltre 7000 quintali di arance, ma la notizia bella è che non si tratta di spreco. Perchè? Le arance che arrivano dalla Sicilia e dalla Calabria sono arance destinate al macero, non commestibili, ma grazie al Carnevale di Ivrea vengono utilizzate per la battaglia e successivamente trasformate da rifiuto in fertilizzante per le aziende agricole canavesane e non solo.
In seguito alle nuove disposizioni in merito alla sicurezza, non è più possibile entrare dentro le piazze nelle quali si svolge la battaglia delle arance ad eccezione degli aranceri regolarmente iscritti. Come spiegare ai turisti giapponesi che non possono più tirare le arance contro i carri da getto e fare foto ricordo con gli aranceri a piedi? Chissà magari apprezzeranno comunque lo spettacolo che solo la Battaglia delle Arance può regalare, speriamo!
Sei curioso di sapere chi sarà la Vezzosa Mugnaia del 2018? Vieni a scoprirlo la sera del 10 Febbraio!
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